Pandemia: chi non ha paura alzi la mano


Pandemia

C’è chi minimizza, chi si lascia prendere dal panico, chi se la prende con il governo. Comunque la pandemia evoca in noi emozioni intense che in modo più o meno consapevole influenzano il nostro comportamento, la nostra salute e il nostro modo di vedere il modo.

La paura è sicuramente la reazione più comune e diffusa, che può assumere sfumature e intensità diverse da persona a persona.

Quali sono le paure più comuni durante la pandemia?

In un articolo molto interessante sul tema della paura durante il periodo della pandemia, lo psicologo e docente universitario Adriano Schimmenti, ha passato in rassegna le preoccupazioni che le persone in tutto il mondo tendono ad avere rispetto al Coronavirus.

Nella ricerca che è stata condotta dallo stesso autore insieme ad altri colleghi a livello internazionale (Schimmenti et al., 2020a), è stata verificata l’idea che la paura che sperimentiamo in questo periodo coinvolge diversi ambiti della nostra esperienza.

Più che una generica paura rispetto al Covid-19 esistono diverse e specifiche preoccupazioni che possono variare da persona a persona o che lo stesso individuo può sperimentare in momenti differenti.

Queste preoccupazioni possono essere raggruppate attorno a quattro ambiti importanti della nostra esperienza: il corpo, le relazioni, le informazioni e le azioni.

Paura del corpo e paura per il corpo

La paura riguarda il corpo in due sensi. Da un lato il corpo può essere percepito come una fonte di pericolo, qualcosa che può farci ammalare venendo a contatto con il virus, quasi come un nemico da cui guardarci e da tenere sotto controllo. Basta qualche colpo di tosse, il naso che cola, la gola che brucia per metterci sull’attenti e farci correre a prendere il termometro o a richiedere un tampone. Ci terrorizza l’idea del corpo che non risponde più, e che nei casi più gravi finisce per dipendere da un respiratore per mantenere le sue funzioni vitali.

Dall’altro lato il corpo può essere visto come qualcosa di molto vulnerabile che va protetto e difeso. Dalle semplici precauzioni come l’uso di mascherine e disinfettanti per le mani si arriva in casi estremi all’isolamento e all’evitamento di qualunque contatto sociale per proteggersi da un eventuale contagio. Anche nei casi meno eclatanti è ormai consuetudine per molti di noi guardare con sospetto e ansia chiunque entri dentro al nostro “spazio di sicurezza”. Ci limitiamo negli spostamenti e nei luoghi che frequentiamo, soprattutto se implicano la presenza di più persone.

La paura nelle relazioni

Così come per il corpo, anche nelle relazioni possiamo sperimentare la paura degli altri o la paura per gli altri.

La paura ci condiziona nelle relazioni sociali perchè temiamo che gli altri possano essere veicolo di contagio. Tendiamo a prendere le distanze sia dalle persone con cui entriamo in contatto occasionalmente che, soprattutto, dai nostri affetti. Familiari e amici vengono più o meno gradualmente allontanati per proteggerci dal virus. Così facendo però ci priviamo proprio di quei contatti che ci fanno stare bene e di cui c’è più bisogno nei momenti di difficoltà. E’ il paradosso quello che può essere di conforto diventa invece una minaccia. E questo spesso porta con sè frustrazione e paura della solitudine.

D’altro canto, le persone che sono importanti per noi possono diventare una fonte di ansia perchè ci preoccupiamo per la loro salute, e possiamo temere di essere noi stessi veicoli di contagio. In questa emergenza sanitaria si sente spesso dire che una delle più grandi preoccupazioni è quella di non poter aiutare i propri cari quando si ammalano. Quando qualcuno a noi vicino contrae il virus in maniera grave ci sentiamo impotenti perchè, pur avendo il pensiero costante a lui, non possiamo dargli materialmente assistenza, sostegno, conforto. Ci sentiamo in colpa per averlo abbandonato.

Queste due paure legate alle relazioni, apparentemente opposte, a volte si incastrano tra loro, e così ci troviamo ad allontanare alcuni affetti per proteggerne altri, ritenuti magari più vulnerabili. Molti giovani si sentono divise tra il bisogno di vedere amici stretti, o il partner, e la necessità di proteggere sè stessi e i propri genitori anziani, in un conflitto che non ha soluzione e lascia inevitabilmente frustrati.

Informazione sì o informazione no?

Durante la pandemia si è assistito ad un’esplosione di informazioni su scala mondiale senza uguali, non sempre utili e appropriate. Come ci poniamo noi rispetto alla ricerca di informazioni?

Da un lato molti di noi sentono la necessità di tenersi aggiornati perché l’acquisizione di informazioni ci aiuta a sentire la padronanza su un fenomeno che invece proprio per sua natura ci sfugge di mano. Ricerchiamo notizie in modo compulsivo nella speranza che questo ci permetta di tenere sotto controllo le nostre ansie. Abbiamo paura di non essere sufficientemente informati.

Il sovraccarico di notizie però può finire per travolgerci, nel senso che se non riusciamo più a gestirle con senso critico veniamo sopraffatti dall’ansia. La paura di sapere riguarda il timore di essere informati su una situazione che ci appare gravissima, e che per certi versi preferiremmo ignorare. Da qui la via d’uscita rappresentata dalle distrazioni, dal gettarsi a capofitto su attività o pensieri diversi da quelli negativi per evitare le emozioni spiacevoli associati.

Avevamo già parlato della gestione delle informazioni in tempo di emergenza sanitaria in un altro articolo, che mi piace riproporre perchè dà qualche suggerimento su come trovare un buon equilibrio tra esigenze diverse.

Fare o non fare?

Il nostro comportamento è fortemente influenzato dalla percezione che abbiamo del presente e del futuro. In un momento in cui tutto appare incerto, dal lavoro, agli affetti e allo svago, la progettualità appare sospesa, bloccata. Vorremmo fare, agire, ma ne abbiamo paura, scoraggiati dalla mancanza di sicurezze. Un viaggio, l’acquisto di una macchina nuova, l’inizio di una convivenza, un progetto di lavoro. Molte cose adesso ci sembrano difficili e tendiamo a rimandarle ad un tempo indefinito.

D’altra parte anche l’idea di rimanere fermi spaventa. E molti avvertono una spinta irrefrenabile ad agire gettandosi su mille attività diverse, allo scopo di non fermarsi a pensare e a sentire emozioni spiacevoli. Ma l’azione senza riflessione non è utile, anzi spesso finisce per avere conseguenze che ci complicano ancora di più la vita.

Leggendo questa rassegna di paure, e più in generale emozioni, legate alla pandemia in molti si saranno riconosciuti in una o più di esse. Sono sentimenti universali, che tutte le persone provano, ed in un periodo difficile come questo è assolutamente normale sperimentarli. Questo è importante saperlo, altrimenti finiamo per sentirci ancora più in ansia, perchè ci sentiamo diversi, problematici.

Gli eventi stressanti, proprio come la pandemia, causano inevitabilmente un disagio. L’intensità e il modo con cui questo disagio si manifesta varia da persona a persona, e dipende dalle caratteristiche di personalità e dalle esperienze che ciascuno ha. Non preoccupiamoci troppo se in questo periodo non riposiamo bene, ci sentiamo spesso in ansia o litighiamo più del solito con chi ci sta vicino. Prendiamoci cura di noi, guardando alle nostre difficoltà con la cura che avremmo per una persona che amiamo moltissimo e diamoci il tempo di adattarci. E se sentiamo che il disagio sta compromettendo seriamente la nostra vita, sappiamo che possiamo contare sull’aiuto esperto di uno psicoterapeuta.

 

Riferimenti bibliografici

Schimmenti, A., Billieux, J., & Starcevic, V. (2020). The four horsemen of fear: An integrated model of understanding fear experiences during the COVID-19 pandemic. Clinical Neuropsychiatry, 17(2), 41-45